L'enoturista straniero conosce il vino italiano, ma non il territorio

Sono di fascia alta per cultura e capacità di spesa, conoscono i vini ma ancora poco i nostri territori. Le destinazioni

Bruno Albani

Sono di fascia alta per cultura e capacità di spesa, conoscono i vini ma ancora poco i nostri territori. Le destinazioni più conosciute dagli statunitensi, secondo gli operatori turistici, sono la Toscana e Montalcino, le aree di Barolo e Barbaresco.
Però cominciano a spuntare anche i nomi dell'Amarone della Valpolicella, del Sagrantino di Montefalco e della Maremma. In generale, secondo i tour operator, non si conoscono i luoghi di origine. Questa scarsa conoscenza dei territori si spiega però con il fatto che l'intermediazione passa ancora dai tour operator, ma non dalle realtà enoturistiche del nostro Paese, perché non ancora in grado di mettersi in gioco "autonomamente".
C'è però il fenomeno in controtendenza della Scandinavia, dove si vanno sviluppando i wine club, associazioni di appassionati ed esperti che quando organizzano la loro vacanza nell'Italia del vino si rivolgono all'agenzia di viaggi solo per l'acquisto di servizi e per il pernottamento alberghiero, mentre per le visite in cantina e gli itinerari del gusto prevale il "fai da te".
Naturalmente ci si serve soprattutto di Internet, motivo per cuiper rilanciare il turismo enogastronomico italiano, soprattutto all'estero, si rende più urgente un portale unico che aggreghi l'offerta del nostro Paese.
Infine gli italiani. Secondo i tour operator olandesi, belgi, inglesi e statunitensi presenti al Forum Biteg, gli italiani cominciano a guardare verso nuove regioni vitivinicole, come l'Umbria, la prima regione emergente.
Il turista che chiede il prodotto enogastronomico, secondo l'analisi degli operatori, l'ha conosciuto principalmente attraverso il viaggio d'arte in Italia. L'olio invece non si presenta come un prodotto d'appeal, da motivare una vacanza, ma viene scoperto come parte integrante di un paniere di prodotti tradizionali.